H O M E
L' A R T I S T A
M O S T R E
O P E R E
L' A S S O C I A Z I O N E
E V E N T I
C O N T A T T I
 F O L L O W   M E  
L' A R T I S T A
B I O G R A F I A
B I O G R A F I A

Nato a Perugia il 14 luglio del 1924, Enzo Brunori si diploma all’Istituto d’Arte e frequenta l’Accademia di Belle Arti sotto la guida del futurista Gerardo Dottori che gli apre le porte della  biblioteca personale e lo stimola a trasferirsi a Roma.
Nella capitale il giovane pittore partecipa attivamente alle dispute fra astrattisti e realisti e nel 1951, alla galleria “Il Pincio”, tiene la sua prima personale organizzata dall’Art Club diretto da Enrico Prampolini. Una sua frase programmatica accompagna i 27 quadri  esposti : “lo studio del vero esclude ogni forma di imitazione”. Infatti nonostante Brunori tragga costante ispirazione dalla natura, dalle cose, non è mai interessato alla loro riproduzione, bensì alla restituzione con i mezzi pittorici della struttura interna, del ritmo, delle vibrazioni racchiuse nel mondo oggettivo.
Negli anni cinquanta attraversa un periodo di ricerca che Lionello Venturi classifica “astratto-concreto” (sono gli anni del Realismo, dello Spazialismo e dell’Informale). Molti critici appoggiano la sua ricerca: da Calvesi a Ponente, da Crispolti a Carandente, da Russoli a Valsecchi. Brunori, però, non è artista da

strizzare l’occhio alle facili mode. Continua per la sua strada che lo porta da un’iniziale griglia cubista - come in Platano (‘48), Eucaliptus (‘52) e Alberi (‘52-’53) - a composizioni via via più libere - Mimose e Albero di mimose (‘53) - dove è il colore a creare forme e ritmo. Molte le mostre all’estero; la prima personale a Milano è del 1956, nella storica Galleria del Milione. Sempre nel 1956 il pittore partecipa alla Biennale di Venezia con tre tele, accanto ai legni di Burri e alle astrazioni di Dorazio. Le Quadriennali del 1956 e 1959 e la Biennale del 1958 consacrano il suo successo.
Il 1960 è un anno determinante. Contestando la confusione e la degenerazione qualitativa raggiunte dalla Biennale Veneziana, Brunori rifiuta di partecipare alla prestigiosa vetrina. Questa decisione sdegnosa fa calare su di lui l’oblio da parte della critica ufficiale.
Nonostante ciò non smette mai di dipingere e dal 1965 si dedica con passione anche all’insegnamento: dirige gli Istituti d’Arte di Cortina e Civitavecchia; è docente all’Accademia di Belle Arti prima a L’Aquila e, dal 1977, a Roma.In quegli anni diventa un pittore di

successo ma sceglie molto bene le occasioni espositive ed i compagni di strada. Scrivono sulla sua pittura l’architetto Giovanni Michelucci, il poeta Cesare Vivaldi, Carlo Belli, il padre dell’astrattismo italiano.
Nel 1988 la città di Perugia gli dedica una retrospettiva subito riproposta a Faenza. E’ uno dei pittori più seguiti e sostenuti da Lionello Venturi e come tale è presente alla mostra “Da Cezanne all’Arte Astratta” allestita nel 1992 in omaggio allo storico prima a Verona e poi a Roma.
Dopo la sua prematura scomparsa, avvenuta nel maggio 1993, per volontà della pittrice e compagna di vita, Vittoria Lippi, è stata costituita l’ Associazione Culturale Enzo Brunori, presieduta prima da Massimo Severo Giannini e poi da Giuseppe Guarino, che raccoglie l’opera e l’archivio del Maestro perugino.